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Fuga dall'amore

Si rifugge dall’amore. Eppure nulla è più desiderato o più rimpianto dell’amore.

È vero che desideri e rimpianti d’amore sono già arieggiati di amore, però il coraggio di affermare apertamente "Voglio amare. Ti amo" non è consueto.

Si ha paura di gridare "Ti amo!" forse perché non siamo sicuri del nostro amore o dell’amore della persona amata.

Però la dichiarazione aperta "Ti amo!" libera il cuore e sprigiona energie.

Qualcuno teme che il gridare "Ti amo!" lo renda degno di compassione oppure oggetto di scherno. Teme di sentirsi dire: "Illuso". Altri teme di essere falso. Altri di mancare di fedeltà a un amore in atto.

Se l’amore in atto è vero amore, se non è voglia di dominio, o perversione di gelosia, allora il poter gridare a due, tre, dieci persone "Ti amo!" è un rassodare l’amore esistente e dilatarlo sempre più verso i confini della terra, e, oltre, verso l’infinito.

Chi ha paura di diventare adultero, quando allarga i confini dell’amore, è già adultero in cuor suo da molto tempo. L’adulterio non è esplicazione d’amore, ma attraimento di corpi e sentimento di impotenza. L’adultero non ragiona con amore, ma con sentimentalismo e con gli organi genitali, ossia con gli stessi strumenti che sono preposti all’accoppiamento degli animali.

Il "Ti amo" è sulla linea della stima, del rispetto, della libertà, della purezza. E sfuggire all’amore corrisponde alla fuga da ciò che è veramente umano nell’uomo. Di Gesù è scritto: "Lo guardò e lo amò".

GCM 21.08.95