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Laico credente

     Ripeto con Simone Weil: "Se ci si allontana da Gesù per andare incontro alla verità, non si farà molta strada prima di cadere nelle sue braccia".
     Queste non sono parole infallibili, perché non sono Parola di Dio. Però sono una semplice deduzione da una parola di Gesù: "Io sono la verità".

     Che cosa dire allora di tutti quelli che si sono allontanati da Gesù e dalla sua Chiesa autentica, per cercare liberamente - o, come oggi si dice, laicamente - la verità, e non sono ancora caduti nelle braccia di Gesù? Sono davvero andati incontro alla verità? Oppure sono caduti nell'autoinganno di scambiare la verità con il proprio ombelico, o con il proprio tornaconto?

     Il vero laico, l'autentico ricercatore, se non cade nelle braccia di Gesù, deve ancora percorrere una lunga strada per raggiungere la verità. Il vero laico, senza Gesù, non è un autentico laico. Egli potrà anche fare a meno di una religione, ma non potrà fare a meno di Gesù.

     Il laico può anche rifiutare (e talvolta ragionevolmente!) i riti di una chiesa o l'etica di una religione, ma non può non imbattersi in Gesù, se cerca con attenzione e con passione la verità della cose e del mondo.
     Quale fisionomia avrà per lui questo necessario imbattersi in Gesù?
     Le facce di Cristo sono molte. Cristo maestro, o Cristo scolaro. Gaudioso o sofferente. Chiaro come sul Tabor, o nascosto nell'affamato e nell'ignudo. Mortale o risorto. Pronunciato o intimo. Però un incontro deve avvenire.

     E il credente in Gesù si inchinerà in gioiosa adorazione, quando percepirà, anche soltanto sommessamente, che l'incontro sta attuandosi.

GCM           11.06.01