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Dio attivante

Il Vangelo riporta la parabola di quel re che condona un grosso debito a un suo servitore, mentre questi non condona un piccolo debito a un suo collega. Il risultato: il re ritira il proprio condono, per punire il servo della sua insensibilità.

Il perdono di Dio ricevuto è fornito di un doppio effetto: cancella il debito del servo, e tende a rendere il servo capace di perdonare. Dio non si ferma: non dona soltanto per accontentare chi chiede. Egli vuol rendere attivo nel donare colui che è beneficiario del dono.

Il Padre non può fomentare l’egoismo di chi accetta un dono e se lo tiene gelosamente stretto. Egli non solo "lava", ma fornisce forza perché altri si attivino. Qualsiasi dono di Dio, chiuso in noi, avvizzisce e muore soffocato.

Infatti, Dio quando opera la grazia del perdono, non spicca un decreto di assoluzione, ma manda nell’uomo il suo "Spirito".

Noi, peccatori, non siamo perdonati a causa di una sentenza, ma a causa di una presenza, attiva operante.

Lo Spirito di Dio è vita e vitale. Entra in noi attivo come perdono, e contemporaneamente rende attivi nel perdonare. Ogni dono di Dio è Spirito attivo, e, se accolto, attivante. Infatti "il Padre opera sempre, e anch’io opero". Gesù che "opera" manda in noi uno spirito "confortatore", che dà forza, e la forza è destinata all’attività, a operare.

Il grande dono del Padre non è soltanto in ciò che lui dà, ma soprattutto in ciò che lui "fa dare".

Il cristiano pago del proprio ascoltare il Vangelo e non invogliato a propagarlo, è un cristiano sterile, che isterilisce il dono e lo uccide.

Il cristiano "pentito", pago dell’aver ricevuto il perdono, e non attivato per trasmettere ad altri la grazia del perdono, si condanna a non godere e usufruire del perdono ricevuto.

GCM    16.03.04