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Verità nel concreto

Dio è verità, egli è il Dio "vivo e vero".
     Se il progresso maturativo dell'uomo è il suo continuo sprofondarsi nella verità, questo progresso non terminerà mai. Esso si inoltra, infatti, nel Dio vivo e vero, cioè nell'infinito. Il progredire dell'uomo finito nell'oceano del Dio infinito, non ha confini, non patisce termini. E' la contemplazione che principia sulla terra, e non finisce mai più, una volta varcato il confine del cielo.

Il rifiuto di Dio (ateismo, scetticismo, indifferenza religiosa, ecc.) è rifiuto dello sviluppo "connaturale" dell'uomo. L'uomo nega se stesso, quando nega Dio. E' facile il richiamo alle diverse declinazioni dei comunismi, dei nazismi, dei fascismi, dei liberalismi, dei laicismi, ecc...
     La verità è lo scopo del vivere umano, poiché la verità è riflesso comunque del Dio vivo e vero.
Quale verità? Quella "tutta intera". Infatti è commovente la riduzione occidentale del vero al concreto (sperimentabile) e del concreto al materiale (scienze fisiche).
     Per l'occidente, vero è ciò che i sensi sono in grado di costatare. Anche quando i sensi sono potenziati da microscopi o da calcoli matematici (anche la matematica, come ogni scienza, è semplice allargamento dei sensi).

La concretezza non è "il" criterio di saggezza o di verità.
     Fino a che non ci abbandoniamo alla presenza attiva dello "Spirito", non riusciamo a cogliere la verità. Soprattutto la verità su di noi, riflesso di Dio, e su Dio, Luce totale.
     Il concreto può diventare "vero" solo quando è possesso dello spirito. Dello spirito dell'uomo, in prima battuta. Dello spirito di Dio sullo spirito dell'uomo, in battuta conclusiva.
     Tutto può essere irrorato di verità, se è intriso di Spirito Santo.

GCM 25.05.04