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Dio non dorme 1

Noi e nostro Padre ci incontriamo sempre, anche durante la preghiera.
     La preghiera, che noi sentiamo il bisogno di attuare, perché abbisogniamo anche di parlare, non cambia nulla dentro il nostro Padre. In altre parole, lui non comincia ad essere misericordioso quando noi invochiamo la sua misericordia. Lui è sempre misericordioso. Siamo noi ad accorgerci della sua misericordia, durante la preghiera.

Eppure non poche preghiere liturgiche sono un'esortazione a nostro Padre, quasicché la sua attenzione verso di noi si fosse appisolata.
     "Sii misericordioso", "Desta la tua bontà", "Commuoviti verso il tuo popolo", "Non dimenticare la tua famiglia", "Ricordati dei vivi e dei morti" e via esortando dio a essere un po' più benigno, buono, attento e misericordioso.
     Tutte queste esortazioni (o suppliche) al Padre, muovono dal presupposto pagano che dio si sia addormentato o che abbia ben altro da fare che non badare ai suoi figli.

Gesù ci insegna a pregare, non tanto quando istruisce i discepoli sul Padre nostro (infatti questa preghiera fu dettata su richiesta dei discepoli perché fungesse da emblema di appartenenza: "insegnaci a pregare, come anche Giovanni Battista ha insegnato ai suoi scolari"), ma quando lui prega di suo.
     Il Vangelo di Giovanni riproduce la preghiera di Gesù, al capitolo 17 del suo Vangelo. Chissà perché tra le preghiere bibliche inserite nella preghiera ufficiale quotidiana della Chiesa, questa grande preghiera solitamente rimane nascosta! Forse per troppo rispetto?

Gesù, in quella preghiera, si esprime chiedendo al Padre ciò che sta avvenendo, non sveglia il Padre, ma si accorda con il Padre, che opera, ama, glorifica.

GCM 16.05.02