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Certezza e confronto

La sicurezza dell'affermazione e l'umiltà del confronto. Per essere testimoni, queste due qualità sono essenziali.

Quotidianamente godiamo delle intuizioni su Gesù e sul Padre, sulla chiesa e sul mondo, sulla mia emozione e su quella degli altri. Intuizioni che non possiamo trattenere e nascondere per la paura di essere incapaci o di essere criticati. Le intuizioni sono regali dello Spirito Santo, e, quindi, gli altri devono vedere le nostre opere buone.

Però se le mie intuizioni riguardanti Gesù, non diventano chiesa e non si seminano dentro la chiesa, rimangono sole e infruttuose. Da qui la necessità del confronto.
Confronto con i fratelli, perché in tutti loro è depositata la "tradizione". La tradizione è continua rivelazione della rivelazione (Clement). La tradizione è null'altro che la fede, depositata nel cuore dei credenti, di ogni credente, perché ogni credente è chiesa.

E' vero che la "tradizione" vibra in modi diversi, secondo le funzioni che ogni credente svolge nel "corpo del Signore": chi apostolo, chi profeta, chi curatore, insegnante, infermiere o portinaio. Perciò il confronto va compiuto con tutti: con il Concilio, con il Papa, e anche con il sagrestano e con la vecchietta che recita il rosario. "Tutto sperimentate, e trattenete ciò che è buono e che vi serve" dice Paolo.

Quindi molto sicuri delle nostre intuizioni e dei nostri studi, che dobbiamo affermare con "parrhesìa", con fiducia. Altrettanto desiderosi di confrontare noi con gli altri credenti, per aumentare e consolidare le nostre intuizioni di fede, o anche per modificare e rettificare i particolari non ancora ben definiti.
GCM 17.03.04