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Profeti oggi

Tutti saranno profeti. Così vedevano il futuro gli antichi profeti di Dio, e così troviamo poi attuato negli Atti degli Apostoli. E oggi?
     Gesù parlando ai suoi, li assicurava che i profeti erano stati trattati come loro. Quindi li collocava nel rango dei profeti.
     I salvati sono, appunto, un "popolo sacerdotale".

Guardiamo la situazione sociale dei profeti di Israele e del sommo profeta, Gesù.
     Voci solitarie dentro un popolo traviato e ateo. Popolo religioso nei riti, ma con il cuore lontano da Dio.
     Se il profeta compie azioni socialmente utili, è accettato. Se parla di Dio, è abbandonato. Tanto abbandonato da fuggire come Giona, e da scoraggiarsi come Isaia o Geremia. Abbandonato come Gesù alla fine del suo discorso sul pane vivo (cfr Giovanni 6.66 ss).

Gesù solo, perché è profeta. Solo anche nel momento più drammatico della sua vita.
     Il cristiano è profeta. E' profeta per tutto il mondo: per ogni razza e per ogni religione. Non per far proseliti, ma per rendere patente Gesù, presente ovunque. Il cristiano, in quanto profeta, è lievito e sale, non è massa di farina. La massa è il mondo, il lievito è il Vangelo, annunciato in ogni modo: con i viaggi, con Internet, con la carità di Madre Teresa.
     Non siamo chiamati a vincere, ma a lievitare. Il battesimo è correlativo alla fede, come indica il Vangelo di Matteo. E l'unica nostra vittoria è la fede, come afferma Paolo di Tarso.

Spesso è difficile esser lievito, se la farina respinge. Allora siamo invitati ad esser lievito altrove. Ma al profeta non è consentaneo cambiare la profezia per non dispiacere alla massa.
Però il profeta e chi l'accoglie hanno la ricompensa del profeta.

GCM,  22.10.03