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Gesù ottimista

“Se non tornate indietro e siate come i bambini, non entrate nel regno dei cieli” (Mt 18, 3).
Gesù richiama all’infanzia. Non a un’infanzia da costruire, ma a un’infanzia da recuperare (strafete). Un richiamo all’esistente, sempre attivo, sebbene non sempre valorizzato. Anzi, la civiltà mediterranea, del tempo di Gesù (e di oggi!) ha come modello di vita l’eroe. Nel cristianesimo troppo frequentemente si è uguagliato il santo all’eroe (le virtù eroiche dei santi!?).
Gesù è il creatore dell’uomo e delle sue capacità, perciò il richiamo suo all’infanzia, è semplicemente il richiamo a essere noi stessi, e a sfruttare per il Regno quanto c’è in noi.

Gesù vuole la serenità nell’uso delle qualità umane.
A proposito, per il contrario, mi sovviene il pessimismo di S. Agostino, che vede nell’umanità una “massa dannata”. Mi sovviene anche la massima di una certa ascetica, che indica sempre di “agere contra”: combattere contro la natura. Non valorizzare e alimentare, ma sopprimere.
Quando Gesù dice ai suoi “devi” essere contro le storture umane e sociali, non contro la semplice natura.
Nel cristianesimo, non rispecchiando l’ottimismo di Gesù e accogliendo i dettami manichei, si è creata talvolta un’ascetica crudele.

Ricordo quel rettore di un seminario, il quale a un ragazzo che aveva tendenza a sviluppare la musica, gli impediva la musica “perché non si insuperbisse”, anziché favorire, con la musica, il senso della lode a Dio tramite la musica.

18.07.19