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Unico sentire  

Nel documento conciliare “Gaudium et spes” (che pochi di noi conoscono!) si indica agli sposi cristiani di restare uniti, nutrendo “lo stesso modo di sentire”. Domanda: se il modo di sentire diverge non abbiamo più una famiglia cristiana?

Prima di tutto: che cos’è lo “stesso modo di sentire”?

Lo stesso modo di sentire può essere ricavato da S. Paolo, che esortava i “santi” (ossia i credenti in Gesù-Cristo) a nutrire l’unico sentimento.  Intendendo per sentimento, l’unica percezione della loro fede. Il vivere la fede è il dono dello Spirito, che modera - come Paolo dice ai Galati - l’interno del cuore. Lo stesso sentire è accogliere lo stesso Spirito, concederci a lui. Però lo stesso sentire non è nutrire le stesse emozioni.

Purtroppo si può cadere nella svista di sovrapporre il sentire emotivo al sentire secondo lo Spirito.

Lo stesso sentire cristiano non è nascosto nelle singole qualità o nei singoli compiti. Di questo parla Paolo, quando ricorda i diversi “carismi”: chi predica, chi guarisce, chi coordina, chi spiega, ecc.. Però tutti i singoli doni, sono elargiti dall’unico Spirito. L’unico sentire non nasce dal guardare in basso, ma dal credere nell’alto, nella presenza operativa e operante dello Spirito Santo.

Lo stesso sentire è fiducia in quello Spirito, che, per esempio, nel matrimonio fa “essere” uomo e donna, capaci di stimarsi reciprocamente, di perdonarsi in Gesù, di stimolarsi a nuove conquiste di reciproca conoscenza, di aiuto, di amore. L’unico sentire è quello che ci è donato dallo Spirito.

14.12.14