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Il fiume della vita

In questi giorni gran parlare per la morte di un noto presentatore televisivo: ha fatto questo, ha riattivato quell’altro, era simpatico anche per le sue topiche, rimarrà nel ricordo di tutti, ecc.

Sguardi a ritroso. E sul presente del personaggio? Sì: sarà sepolto con onore. Ma sul suo presente, sul presente proprio di lui? Non una parola. Possibile che  a lui, oggi, non interessi nulla di ciò che dice la gente? Le lodi sul suo passato a lui oggi non fanno né caldo, né freddo; e neppure i biasimi o le critiche.

Guardare il passato è mestiere degli storici.

Il passato rivisitato dalla memoria (solo la memoria è in grado di penetrare immaginativamente il passato)è utile per scoprire le dinamiche, che hanno condotto a un certo tipo di presente, e può servire a non commettere scioccamente gli stessi errori, o a stimolare le stesse virtù. Però il passato esposto dalla storia è solo una rivisitazione cimiteriale di cadaveri più o meno noti.

Guardare al passato può ridursi semplicemente all’ammirare la morte degli uomini, eccetto...

La storia di Israele si dice storia sacra. Come la storia del cristianesimo. In essa, e nel suo svolgersi, noi cerchiamo di scoprire l’opera di Dio. Allora i cadaveri acquistano un valore divino. Nulla resta morto agli occhi del Dio della vita. Dio sta oltre i sepolcri, disprezza i monumenti alla memoria, perché per lui tutto vive, anche i defunti.

Per dimostrare che oltre il sepolcro c’è lui, che opera, ecco la risurrezione di Gesù, e la sua presenza oggi, nello svilupparsi della vita di oggi. Gesù è storia ed è presente. Anzi, è anche futuro. Noi cristiani navighiamo dentro questo flusso di vita, che non si perde, sfociando nella morte.

GCM 12.09.09