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Antiprofeti


    Un esponente politico presente, di fronte a certe difficoltà umane, espresse anche dal Presidente della Repubblica, afferma: “Io ascolto la gente”.

    Sembra una  frase di squisita democrazia. Ascoltare la gente, e non il potere.

    Possibile che prima di ascoltare la gente e il potere, egli dovrebbe ascoltare la propria coscienza, che spesso non è allineata né al potere né alla gente? E se la coscienza è prostituita alla gente, perché non rettificarla con l’etica? E se l’etica è corrotta, perché non misurarla sull’umanità, quella voluta e creata da Dio?

    “Io ascolto quella gente” i cui cervelli io ho imbottiti, approfittando dei loro malesseri più o meno manifesti.

    Il salmo canzonava i pagani, perché adoravano un idolo, costruito dalle loro stesse mani.
   
    I malesseri della gente, che sono reali, non si possono volgere, per risolverli, a danno degli altri. Devono essere risolti a beneficio di tutti. A questo sarebbe destinata la politica.
    Oggi invece essa è in mano di una parte a beneficio della parte stessa. Dove si è cacciato il bene comune?

    Il profetismo, prima di Gesù, insisteva in mille modi e lungo parecchi secoli, a difendere il povero. Il profetismo di Gesù proclama l’eguaglianza di tutti, poiché tutti sono fratelli.

    L’antiprofetismo, di alcuni politici di oggi, difende una parte, si arrocca nella torre d’avorio dei ricchi, nella serra delle nazioni benestanti, nella protervia del nord contro il sud.
Antiprofeti: profeti di sventura, emanazione del potere sì, ma del potere delle tenebre.

    Si ascolta la gente, o si ascolta il rigurgito maleodorante delle proprie passioni?         
                                              GCM 15.05.09