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Il Padre opera

Non conosciamo ciò che Dio è: nessuno ha mai visto Dio. Sappiamo che lui è, reale. Eppure del Padre Dio abbiamo la narrazione di come Dio è e come si comporta.

La definizione impossibile di Dio, è tentata da filosofi e teologi, restando sempre molto indietro, come è indietro il finito di fronte all’infinito. Gesù mostra il Padre, soprattutto nel suo agire: usa misericordia, ama, glorifica il Figlio, manda sole e pioggia, usa pazienza...

Dal suo operare si può arguire chi è davvero Dio. Dio resta sempre e solo il grande intuìto. Proprio perciò egli è continuo stimolo al nostro desiderio, e perfino alla nostra curiosità.

Intuire Dio è azione attraente e dolcissima. Scoprire con il cuore la sua bontà e la sua bellezza. Così ogni giorno si ingrandisce la percezione di Dio, che alimenta il nostro senso mistico.

Dio che opera è anche l’indicazione di Gesù: il Padre opera sempre, e anch’io opero. Per Gesù Dio non è il Dio statico, che nel settimo giorno si riposa. Egli agisce anche nel settimo giorno, e perciò Gesù si sente autorizzato a compiere  le “opere di Dio” anche nel “riposo del sabato”.

Dio non si riposa, perché veglia sollecitamente sui suoi figli. Non si riposa, proprio perché Dio. Quando, con termini troppo riguardosi, parliamo dell’attività di Dio, cadiamo nell’astratto, indicando non Dio sollecito e provvido, bensì la Provvidenza di Dio. Provvidenza non è un termine errato, ma non è parola che mi mette in contatto diretto con Dio. Quando Gesù ci assicura che il Padre nutre gli uccelli oppure riveste i fiori, noi scorgiamo un Dio che provvede, che “si dà da fare”.

Non è la Provvidenza, ma un Padre in continua azione a nostro beneficio.

GCM 26.03.11, pubblicato 15.05.11