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Amore al Padre

S. Basilio ci ricorda che amare Dio è un movimento psichico naturale, che nessuno deve educare o esigere.

Per sottolineare la naturalezza dell’amare Dio, il santo scrittore rammenta altre reazioni innate, che non ci sono state istillate da nessun altro che dalla natura stessa. Desiderare il cibo se si ha fame, dormire se si è assonnati, essere contenti se ci accade qualcosa di piacevole, o essere tristi se ci raggiunge una disgrazia, riamare chi ci ama.

E’ un fatto che la fede è una dotazione naturale. Il nostro organismo non resisterebbe senza fede. Ora Basilio ci fa sapere che anche l’amore a Dio è una dotazione naturale.

Perciò Gesù ci invita a crescere e a svilupparci fino a diventare bambini, fino cioè al ricupero della nostra capacità primigenia, che l’educazione e la cultura ci hanno infangato e  depredato.

Gesù indica di lasciar perdere le sovrastrutture della civiltà, molto prima di Freud, che scoprì il disagio della civiltà.

Amare Dio con tutto il cuore, non è un’imposizione, ma un’esigenza. Perché l’amore è un’esigenza, un attraimento profondo, viscerale.

Amare l’invisibile è più urgente dell’amare le cose che si vedono.

Il timore crea gli dei, perfino il Dio presentato come vendicativo, punitore esigente, che la tradizione monoteistica, nei suoi teologi, ha esaltato in un certo modo di interpretare la giustizia di Dio.

E’ certo che S. Basilio ci presenta un modo di parlare di Dio e del nostro amore per lui, che già nella tradizione della chiesa antica era presente. Amore reciproco fra la creatura e suo Padre.

GCM 11.01.11, pubblicato 04.o3.11