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Chiesa fraterna

Chiesa povera o chiesa fraterna? Come io vi ho amato, così amatevi anche voi. Non: come io sono povero tanto da non saper dove appoggiare il capo, così anche voi dovete diventare poveri e non sapere se e dove andrete a dormire.

Nella chiesa fraterna si considera la povertà quando questa è sobrietà per appoggiare gli altri. Povertà conseguenza della fraternità. Erano tutti un cuor solo e ciascuno vendeva i propri beni per aiutare i fratelli poveri.

Oggi la nostra società è talmente ricca che può anche perdersi nell'accademia sulla povertà, soprattutto sulla chiesa ricca che deve diventare povera. Non su me ricco che devo aiutare il povero, magari far con loro parte dei miei beni.

Ma vedo che più le persone mi vogliono bene, più sono disposte a essere generose con me. Dall'affetto si parte per il dono spontaneo, anzi addirittura gratificante. Donare nel sentire che il nostro dono rende contento l'altro. Sentire che lo stesso privarci è esaltante. A questo può giungere l'affetto.

Come un padre che si leva la giacca per coprire il suo bambino che sta patendo il freddo. Non è una privazione, è piuttosto illuminare di gioia la privazione. Sembra strano, ma se l'affetto è presente, il donare genera più gioia in chi dona che in chi riceve. Gesù l'aveva sempre sperimentato. C'è più gioia nel dare che nel ricevere: è una frase che è stata scolpita nel cuore di Paolo, e che lui ripeté, quando chiese ai Corinzi l'obolo per i poveri di Gerusalemme. Francesco fu povero non per un pazzo innamoramento della povertà, ma per l'amore agli altri, reso più autentico anche dalla povertà.

17.06.17