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Padre nostro

Quando Gesù ci parla del Padre (e lui ogno giorno ce ne parla), siamo catturati dalle sue parole, e si dilata in noi il desiderio di vedere e di gustare il Padre.
Gesù non dice (come spesso ho udito dire): “Credo che il Padre sia”. Gesù decisamente afferma: “Il Padre è”. Da dove questa sicurezza, che nessun filosofo e nessun teologo nutrono?
Gesù ci rassicura, perché afferma: “Il Padre e io siamo un tutt’uno” (aggettivo neutro in greco e in latino).
Quando noi cerchiamo di dare una faccia all’invisibile, l’errore sta sempre dietro la porta.
Alla nostra pallida riflessione si presenta l’affermazione: “Dio è, non può non esserci”. Poi la seguente domanda, di cui è segnato il catechismo: “Chi è, questo Dio che è?”. E allora, anche i libri e le parole dei santi, cercano di destreggiarsi dentro un ginepraio di ipotesi, spesso contrabbandate per verità e per merci autentiche.
Le scoperte umane arrivano a dire: “Dio sarebbe questo e questo”. Poi arriva Gesù e ci assicura: “Dio è”.
Allora il nostro cuore si apre alla tenera presenza del “Padre”. Cari filosofi, lasciateci nel nostro tenero abbandono nel Padre.
Non conosco ancora tutta l’infinita potenza dell’amore del Padre, ma so che Egli è l’unico Padre.
Non chiamate padre nessuno sulla terra, perché l’unico Padre è quello del cielo: afferma Gesù, la verità impersonata.
Per noi credenti è sempre rassicurante e toccante dire: “Padre nostro, che sei nei cieli”
22.04.20