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Dalla filastrocca al pregare  

Corre una differenza tra la “Vispa Teresa” e il “Padre nostro”? Da piccoli ci hanno fatto recitare e memorizzare l’una e l’altro allo stesso modo. Dir le preghiere era più importante che non il pregare. Anzi non si notava una differenza di importanza. L’essenza era memorizzare meccanicamente, perché restasse stampato in mente o, almeno, nella memoria.

Con l’andare del tempo e grazie all’incontro con persone che veramente pregavano, abbiamo appreso la preghiera come aiuto a pregare, e a parlare con il Padre, anche rispettando le virgole e i punti, quando si utilizzano le formule; la prima, quella suggerita dalla cortesia di Gesù stesso.

Purtroppo perfino il “Padre nostro” che doveva essere insegnamento a pregare (Signore, insegnaci a pregare!!), è diventato una filastrocca, proprio come la “Vispa Teresa”.

Perciò, quando preghiamo in gruppo, sentiamo stridere una difficoltà in noi, se l’altro o gli altri recitano le formule, sacrificando virgole e punti alla fretta o alla cantilena.

Quando, per dono del Padre e con l’aiuto dello Spirito Santo, ci accingiamo a pregare (non a dire le preghiere soltanto) è bello ricordare a noi stessi che stiamo parlando al Padre.

Allora il pregare diventa gioia condivisa: gioia di poter parlare a nostro Padre Dio, gioia del Padre di sentire vicine e confidenti le sue creature.

Ogni pregare, anche se usa formule, è festa: la festa commovente di sentirci in famiglia. E quale famiglia!

10.02.20