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Il “Suo” pregare

Affinché la nostra preghiera sia corretta e valida, è necessario che non sia solamente la “nostra” preghiera. Deve essere anche la “sua” preghiera.

A chi crede, dice Gesù nel Vangelo di Giovanni, dal suo seno sgorgheranno acque vive che sprizzano nella vita eterna. E l’evangelista commenta: intendeva parlare dello Spirito.

Infatti è solo lo Spirito, il quale è Dio eterno, che è adeguato a penetrare la vita eterna. Lo Spirito prega in noi. La nostra preghiera profonda è la sua preghiera, che egli esprime con vibrazioni note soltanto a Lui e al Padre.

Se la nostra preghiera pretende di essere esaudita grazie al proprio fervore e alla propria concentrazione, non può essere esaudita. Invece grazie alla fede in Gesù e nello Spirito essa si potenzia di divinità. Gesù ci indica di chiedere senza dubitare, immersi nella fede in lui. Il non dubitare è un dono dello Spirito “confortatore”, che la fede chiede. Non è uno sforzo psicologico, slegato dall’azione dello Spirito.

Perché lo Spirito permei la nostra preghiera è necessario adeguarsi allo Spirito, nelle modalità e nella sostanza del pregare. La Parola di Gesù ci indica e ci introduce in questo adeguamento allo Spirito.

Per comprendere meglio il nostro adeguarci a Gesù nella preghiera, Gesù ci è venuto incontro, donandoci quel sublime schema di preghiera, che risponde al (???: è il) Padre Nostro.

Il Padre Nostro non è solamente una preghiera, ma la norma del pregare delle persone e della Chiesa.

Esso si inizia con il riconoscere Dio, per ciò che è. E questo riconoscere, per essere adeguato, può essere compiuto solo dall9o Spirito.

GCM 21.02.06