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Adoro il Vangelo?

     Credere ai Vangeli?
     Sì, come inizio di dialogo. Però è più importante un altro passo: vivere nel Vangelo. Intrometterci semplicemente in esso, almeno come ci immettiamo nel giornale, che riporta la cronaca della nostra città.

     Ma c’è un passo ancora più intimo: vivere il Vangelo, ossia vivere quel Gesù che il Vangelo contiene.

    Restare indifferenti al Vangelo, o tenerci discosti da esso, è rendere il Vangelo inutile. O, se si vuol entrare nella realtà, rendere inutile o paralizzato lo Spirito, che ha condotto Gesù nella sua vita, e gli scrittori nel loro ricordare.

     Il Vangelo è l’atmosfera divina, che ci assorbe, se anche in minima parte, accettiamo il suo agire.  Immissione cordiale e incondizionata, senza temere per la nostra incolumità mentale e psichica. Il Vangelo travolge, ma non tramortisce o inebetisce. Ci fa provare, talvolta, le vertigini dell’altezza, ma non ci abbandona in caduta libera, anzi ci rassicura nelle braccia del Padre.

     Dopo la lettura del brano evangelico, durante la messa, il lettore bacia la pagina appena letta e dice: “Le parole del Vangelo cancellino i nostri peccati!”. La Parola che purifica. Probabilmente lo smarrimento, che talora proviamo nell’introdurci nel Vangelo, assomiglia allo smarrimento del fumatore, quando è costretto ad aspirare aria pura.

     Posso allora adorare il Vangelo, come adoro la Croce, il Venerdì Santo. Adoro la Croce perché la vedo un tutt’uno con il Crocifisso. Adoro il Vangelo, perché esso è lo stesso Dio incarnato, che mi fa incontrare, insieme con lui, il Padre, nell’unione dello Spirito Santo. Ricorrere al Vangelo è ricorrere alla salvezza.

     GCM 31.08.07