Noi rimasuglio
Guardandoci attorno, non è difficile costatare quanto sia diminuita, almeno a uno sguardo superficiale, l'adesione al Vangelo. Coloro che nutrono la convinzione e il coraggio di dire "Credo a Gesù e al suo Vangelo" sono una esigua minoranza, un povero rimasuglio di quanto affermavano la stessa convinzione mezzo secolo addietro. Siamo un resto. Un commovente resto di arretrati, che non camminano con i tempi?
Però non ci è lecito disperare. Noi speriamo, perché c'è Gesù, perché la sua presenza continua a penetrare il mondo, dal quale dopo la sua risurrezione non può staccarsi, anche grazie alla fede di noi "resto" di chiesa.
Il Profeta Isaia, o chi per lui, durante quello sconquasso della deportazione in Babilonia di tutti gli Ebrei altolocati, ricchi, produttivi, parlava ai poveri superstiti, ignoranti e smarriti. A questi prometteva salvezza e grandezza. Ai piccoli si rivolge Dio per compiere opere inimmaginabili.
Anche la Madonna era di questo parere, quando s'accorse di essere stata, lei piccola e sconosciuta, scelta per cooperare alla redenzione di Israele.
Noi siamo un piccolo rimasuglio. Forse proprio questo squallore nutre e sostiene la nostra speranza. Se fossimo grandi e potenti, potremmo anche temere il nostro allontanamento da Dio.
Ma siamo piccoli, ridotti a pochi, talvolta derisi, spesso snobbati dall'intellighenzia. E questo ci spinge a fidarci solo di Dio. Quando tutto cade, Lui resta. E con Lui anche chi Gli si abbandona, non fidandosi più delle proprie forze.
GCM 07.12.01
|