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A chi non crede

Gesù parlò, rispondendo alle domande di uno scriba, un leggista. Poi l'evangelista nota: "nessuno aveva più l'ardire di interrogarlo".
Perché?
Nell'ambiente sociale in cui Gesù trascorse la sua vita, di fronte alla citazione della Sacra Scrittura, nessuno poteva più obiettare.
E Gesù ricorreva alla Bibbia, Parola di Dio, per esprimere la sua idea.

Per noi oggi è diverso.
Tra i credenti, noi credenti, senza esitazione, è ovvio il ricorso alla Parola di Gesù. Se le nostre affermazioni corrispondono al Vangelo, allora oltre non è possibile procedere. Forse il ricorso al Vangelo o alle lettere degli Apostoli è troppo raro, poiché nei cattolici, anche praticanti, manca la familiarità con la Parola di Dio.
Ma come comportarci con chi non si appella al Vangelo?
L'atteggiamento ha due risvolti.

Il primo: scoprire la contraddizione intrinseca della posizione di chi obietta contro Gesù.
L'opporsi a Gesù è opporsi alla verità. Siccome chi obietta contro Gesù, possiede una parte della verità, allora non è difficile scoprire la contraddizione tra la verità e la non verità (ossia contrarietà a Gesù) dentro la stessa persona.
Il secondo: esprimere poi con semplicità la nostra convinzione, legata direttamente al Vangelo. È la mera opinione nostra di fronte a chi non crede, però è anche una specie di annuncio.

GCM, 12.03.99