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Dallo spirito alla legge   

Stamani, leggendo un brano di S. Benedetto, ho sentito la durezza del dettato, e in cuor mio ho ringraziato Dio di essere francescano (magari a mia insaputa). Mi verrebbe da dire: “Francescano al modo di Papa Francesco”.

Di più: ammiro e mi ispira il S. Francesco d'Assisi, per la sua vita, e non per i suoi scritti.

Mentre gli scritti dei Vangeli sono la vita di Gesù, la regola attribuita a S. Francesco, è costruzione, forse riuscita, degli uomini, e imposta dagli uomini.

Francesco fu invitato a seguire la regola di Benedetto. Rifiutò. Poi ecco il primo gradino discendente: Francesco dovette restringere le sue intuizioni (“il Signore mi fece...”) e coartare in uno scritto, e non ciò per amore di una legge scritta, ma per affermare la sua appartenenza alla Chiesa cattolica: una evidente costrizione pro bono pacis. Ma questa discesa dalla libertà dello Spirito alla costrizione della legge non corre verso l'alto. Poi dalla legge, detta Regola francescana, si aggiungono via via, in un calare progressivo, le costituzioni, poi gli statuti, poi i precetti e mille altre “leggi” che vorrebbero fagocitare lo spirito iniziale, mentre lo diminuiscono e lo vanificano.

Mi viene da sorridere amaramente quando odo nuovi tentativi (commoventi?) di vita francescana, che partono non dall'esperienza vitale di S. Francesco, ma dalla lettera di una legge, la Regola.

Chissà perché Paolo rifiutava la legge per favorire lo Spirito, la carne per favorire lo Spirito? Forse aveva visto male, oppure vedeva una strada “di libertà” nel lasciare la legge per essere invaso solo dallo Spirito Santo?

11.07.17