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Gesù concreto

Per necessità di studio mi incontro con la gnosi, l’ermetismo, il mandeismo, ecc. confrontati con il Vangelo di Giovanni. Molte frasi, termini, concetti tra Giovanni e quelle nobili correnti di pensiero religioso, si incontrano in un raffronto, ma solo in Giovanni troviamo una persona divina, che pur talvolta utilizzando frasi e concetti comuni, è presente non in una speculazione, ma in una realtà tangibile, toccata dallo scrittore cristiano.

Anche l’endiadi luce e vita, riveste un significato proprio in Giovanni, che prepone vita e amore (Dio è amore) alla conoscenza e alla contemplazione umana.

Purtroppo anche presso molti cristiani la fede è caratterizzata dalla conoscenza, che non diventa vita grazie all’amore.

Gesù insiste sull’amore.

Quando egli immagina l’ultimo “giudizio”, non rimprovera le persone perché hanno trascurato una teologia conoscitiva, ma perché non hanno vissuto la carità: “Avevo fame… ecc.”. Anzi egli indica che proprio nella carità si esercitava la conoscenza, che frutta nell’incontro: “Quello che avete fatto all’ultimo, l’avete fatto a me”.

Alcune persone affermano che l’inizio del Vangelo di Giovanni sia una grande visione speculativa. Nulla di più sviante. Essa parte dalla costatazione di una sublime certezza: “Era il Logos!”.
Noi, cristiani abbiamo il dono di riflettere su una realtà storica, il Logos divenuto uomo, e ci troviamo distanti dalle incertezze di quanti riflettono su loro ipotesi e su loro fantasie (eidolon).

31.10.18