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E' bello (2)

Che cosa provoca il “gusto” della fede? Una fede solo vista da lontano, oppure avvicinata meramente da formule, quali “Allah è grande!”, non ci introduce nell’essenza della fede, che è correità (???) dolcissima con l’esperienza e con la vita di Gesù.

La fede è entrare in Gesù. Immergerci nelle sue esigenze (l’amore di Dio e dell’uomo), riposarsi nella sua preghiera fino a sentirla naturalmente nostra. Una fede verso un Dio lontano, non è fede cristiana compiuta, perché Gesù non viveva Dio Padre lontano da sé.

La disponibilità a essere invasi da Gesù, è il nostro libero contributo all’attuarsi della fede. La nostra preghiera a lui per avere fede, è necessaria collaborazione nostra alla fede: “Signore, aiuta la mia incredulità”.

Però chi attua il gusto della fede (“Non capisco, ma è bello!) è lo Spirito Santo. Poiché la fede è convivenza con Gesù, è necessario che chi ha fatto essere Gesù, intervenga nel nostro cuore. Gesù ha iniziato il suo esistere come uomo per opera dello Spirito Santo. Maria concepì per opera dello Spirito di Dio.

Lo Spirito genera in noi il gusto della fede, il gusto della partecipazione a Gesù.

Il gusto della fede talvolta si associa al gusto sensibile per le cose belle. Più spesso è un gusto raffinato, poco sensibile, talvolta addirittura non percepito dalla nostra capacità intuitiva. E’ il gusto che lo Spirito prova dentro di noi, esprimendosi “con gemiti inesprimibili”, come ci dice Paolo di Tarso (Lettera ai Romani, cap.8).

La fede si ritrova nelle parole del Profeta: “Tu mi hai sedotto, e io mi sono lasciato sedurre”.

GCM 25.05.07