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Fuoco della Parola

Nell’Apocalisse troviamo un passo dove si ricorda il fuoco delle parole. Fuoco che distrugge, quando non purifica.

Non sono parole di fuoco. E’ il fuoco delle parole. La parola che penetra distrugge o riscalda.

Quando la Parola viene da Dio, essa si accende di Spirito Santo. Gesù infatti battezza con Spirito Santo e fuoco. L’acqua è lavaggio superficiale, il fuoco invade, penetra, consuma.

Lo Spirito - come dice un inno liturgico - è “ignis, caritas”: fuoco e amore. L’amore tende a penetrare. Come il fuoco. L’amore non soltanto riscalda, ma penetra l’amato. Nella Trinità, l’amore dei tre è penetrazione dell’altro, fino a fondersi in un unico Dio. L’amore li unisce, di più li penetra.

Anche l’amore umano tende a penetrare l’amato, avendo una pallida idea nel coito. Il coito, se non è penetrazione di cuori e di spirito, è una parodia dell’amore. L’amore è sublimazione del rapporto tra due persone, coito presente o assente.

Il fuoco della parola, il fuoco dello Spirito, ci ridestano nella memoria quel roveto ardente, che Mosè scorse sul Sinai: ardeva e non si consumava. Fuoco vivo e perenne, come l’opera dello Spirito Santo nella Chiesa.

La fiamma si palesa nel giorno della Pentecoste, e si posa sul capo di ciascuno. L’unica fiamma misteriosa, che rispetta l’individualità di ciascuno. Il fuoco dello Spirito vibra nei cuori, per condurli all’unità.

Quanta differenza con il fuoco, presso cui si riscaldava Pietro, mentre rinnegava Gesù! Questo è il fuoco materiale, quello è il fuoco dello Spirito.

GCM 01.05.07