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Se Gesù è assente

S. Paolo afferma che lui si fa tutto a tutti, con lo scopo di guadagnare tutti a Cristo.

Come Paolo si fa pagano con i pagani (ma non condividendo il loro culto), unendosi al loro desiderio di Dio, alla loro povertà spirituale, e alla loro “buona volontà”, ossia alla benevolenza di Dio su di loro.

Non pochi cattolici, avendo scoperto le intrinseche bellezze dell’induismo e del buddhismo, si fermano ad esse, senza preoccuparsi di quanta benevolenza di Dio sia depositata in essi, perciò accantonando il tema Gesù, solo per il quale ci si fa ebrei, pagani, musulmani o induisti, affinché tutti diventino esplicitamente e apertamente credenti in Gesù, e quindi salvati “per la fede in lui”.

Adesso, in estate, avviene come colui, che sale in barca per recarsi in una località prefissa, sentendo così attraente il cullare del mare, abbandona i remi e si lascia cullare dalle onde leggere e piacevoli.

Per qualcuno, che ha scoperto le validità, per esempio, dell’induismo, Gesù può aspettare. Fino a quando?

Condivisione non è cessione all’altro, dimenticando se stesso, ma offrire il meglio di sé, accettando il meglio dell’altro. Per chi è stato “preso” da Gesù (per usare un termine paolino), il meglio di sé è Gesù, la sua presenza eucaristica, la sua parola.

Dimenticare Gesù è trascurare la speranza. La dimenticanza di Gesù, non può esser corretta né da filosofie, né da religioni, né da poteri comunque sacri. Perfino la Chiesa, intesa come religione, può sostituire Gesù.

27.07.18