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Fede o comodità


Non sono rari i battezzati nella chiesa cattolica, che passano ad altre confessioni, oppure ad altre religioni, taluni fino a diventare fondamentalisti in esse.
Lo fanno per la loro fede oppure per il loro comodo?

Se lo fanno per aggiustare o migliorare la loro fede personale, ciò avviene perché nella religione di partenza non hanno trovato motivi e agio per sviluppare tutta la potenzialità di fede di cui sono dotati. A loro non basta ciò che offre il Vangelo (di solito male inteso), oppure la religione esterna ha scosso la loro indifferenza o il loro ateismo. Si diceva: meglio turco che ateo. Può darsi che il passaggio segni l’inizio di un personale modo di credere o almeno di interessarsi al fatto religioso. Chesterton diceva che lasciano la casa senza averla mai conosciuta e gustata.

E se lo fanno per comodità?

Comodità principalmente per mantenere una qualche fede evitando le esigenze morali della parola di Gesù.

Comodità per non aver noie, vivendo in ambiente non permeato di fede cristiana.

Comodità per una spiritualità, che non guarda a Dio, ma soltanto a un certo benessere psichico.

Comodità per non contraddire al coniuge di un’altra religione, del quale si è invaghito/a.

Fede o comodità? Anche fede e comodità?

Una cosa sembra sicura, l’evitare un certo malessere, psichico o sociale, che si è reso insopportabile. Alla base, tuttavia, resta una non conoscenza della bellezza e del peso leggero del cristianesimo cattolico. Evidentemente sottende l’incontentezza per un bene, che non si è mai voluto scoprire fino in fondo e gustare a cuore aperto.

15.09.14