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Ancora sofferenze

Anche oggi i giornali riferiscono di nuovi naufraghi tra i partenti dalla Libia per raggiungere l’Italia, inizio di salvezza.

Mi chiedo spesso: per il giornale questo evento è una notizia oppure un dolore? È  racconto o partecipazione umana tra uguali?

Forse le tragedie umane non feriscono la nostra sensibilità, perché si fermano alla nostra informazione. Forse così è sempre stato, a cominciare dalla prima tragedia nel peccato di Adamo e dalla successiva nell’omicidio di Abele, e via via percorrendo la storia.

Vittime di naufragi, vittime dai terremoti, vittime dalle guerre. Per fortuna non è toccato a me: è la prima reazione del nostro egoismo. Poi, nei più sensibili, si desta la domanda: e ora io che cosa posso fare, poiché il mio egoismo lascia ogni compito alle autorità e agli addetti ai lavori… quasicché soltanto questi siano fratelli dei disgraziati.

La catena umana sembra rafforzarsi nel benessere, e spezzarsi nelle calamità.

Alcuni cristiani, nella loro pietà, si commuovono e si uniscono alle sofferenze di Gesù, ma trovano difficile unirsi (almeno con la preghiera, forza di Dio) al patire dei “fratelli”.

Purtroppo molte sofferenze colpiscono gli uomini a causa degli uomini: guerre, rivoluzioni, genocidi, persecuzioni, ingiurie plurime nella storia dell’universo, cattiva conduzione della sanità e dell’ordine pubblico… Forse, in questi casi, siccome le sofferenze sono causate da cattiveria di nostri fratelli, la riparazione diventa più urgente.

24.08.14

NB: Pubblico oggi questo articolo, mentre si uccide per l’ISIS. (01.02.2015)