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Vecchi e giovani

Sono a conoscenza di un bel rapporto tra un anziano e un giovane. Il giovane informa e aiuta l’anziano nel settore tecnico, l’anziano gli regala la sua saggezza. Il giovane non si meraviglia né trascura la saggezza dell’anziano; l’anziano ammira la rapidità di intuizione e di esecuzione del giovane.

L’interazione è semplice, perché ciascuno dei due stima l’altro e ne apprezza le capacità. Sono due persone che sanno stare al proprio posto, ammirano il settore dell’altro, e ne traggono reciproco giovamento.

Tutti e due muovono da una constatazione fondamentale: riconoscono in sé un vero bisogno, e trovano nell’altro, confacentemente, un aiuto. E’ l’incontro reciproco tra un bisogno e una risposta, e nessuno dei due si vergogna di avere una difficoltà e provare il morso del bisogno. Si unisce l’umiliazione, trasformata in umiltà e in richiesta.

E poi non esigono, ma chiedono. Di solito chi si trova nel bisogno crede di aver diritto ad essere aiutato. E’ la superbia del frustrato, che pretende il mondo ai suoi piedi. Conosco più di un carrozzellato, che esige obbedienza da chi gli sta vicino, e se trova vicino persone miti, le sottopone ai suoi piedi. Conosco non pochi anziani che hanno dimenticato da molto tempo la dolcezza della riconoscenza. Conosco depressi, che esigono attorno a sé un mondo secondo le loro fantasie.

Queste persone esigenti non trovano la propria tranquillità e insidiano la pace degli altri, soprattutto dei deboli.

Quell’anziano e quel giovane, nel loro umile incontro, godono le soddisfazioni dell’umiltà riconoscente.

GCM 09.07.13