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Compatire chi non sa compatire

Un politico nostrano, italiano come me, assimilò un ministro a un animale.

Si può sempre,comunque, osservare che lui non è la quintessenza della bellezza mediterranea. Si potrebbe anche ipotizzare un fenomeno di proiezione;  ma non è restituendo pan per focaccia, che si entra nel problema.

Esiste una opposizione interna agli italiani, che demonizza quanto non è nostro. Ricordo, a guerra terminata, i veneziani che lepidamente canzonavano gli americani liberatori (??) soprattutto se di carnagione scura. Questa esterofobia si manifestava, grazie ai venti anni di martellamento sulla  grandezza della stirpe italiana, erede della grandezza latina e romana. E’ pure  vero che in contemporanea, un tale di nome Adolf , declinava il mito della grandezza della razza ariana superiore a quella semitica e africana e non  solo.

Si rifiuta e si disprezza tutto quanto ci spaventa , perché non  riducibile ai nostri schemi, ai nostri desideri, al nostro dominare. Si rifiuta per una grande debolezza, che si nasconde sotto le vesti di una superiorità. L’altro è sempre un mistero e perciò un pericolo.

Il mistero di Dio ci attira, mentre troppo spesso il mistero dell’uomo ci spaventa e causa la paura dell’altro: paura che si esprime o in aggressività distruttiva (spariamo sulle zattere dei profughi, fu detto;  o anche disprezziamo l’altro, il diverso) o in una fuga dal pericolo (la donna è un mistero per me, non mi unisco a lei…e viceversa).

Quanta paura deve avere in corpo quel povero uomo, che disprezza il negro! E’ da compatire e, se accetta lui, da aiutare.

Combatterlo è rinforzarlo sulle sue idee. Compatirlo, lo si aiuta. 

17 luglio 2013