Talvolta mi fermo a leggere, nei giornali, le attività dela polizia municipale. Quando i vigili compiono il proprio dovere, pochi notano il loro comportamento.
Quando commettono qualche errore, allora apriti cielo!
Perché non lodarli per la loro azione diuturna? perché solo rimproverarli?
Anche tra i miei vicini le lamentele non mancano. Però, quando io invito ad avvertire i vigili per qualche loro mancato intervento, mi sento rimbeccare: ”Tocca a loro accorgersene. Io non mi muovo”.
Tocca ai vigili avere sei paia di occhi, e tocca a me non collaborare per l’ordine della mia città? Addirittura, quando io dico: “Telefonerò al Comune per indicare una irregolarità”, mi sento trattato da stupido.
Strano, ma io quando vedo i vigili per strada, sento una certa riconoscenza: si guadagnano da vivere con il loro mestiere. Eppure anch’io vivo, in grazia del loro mestiere.
Chissà perché i benpensanti che mi circondano non mostrano alcuna riconoscenza per i cosiddetti tutori dell’ordine.
So anch’io che questi non sono perfetti e che tra loro può esserci qualche furbetto. Ma chi li critica è lui stesso perfetto?
Il suo chiedere quotidianamente perdono per i propri peccati durante la messa, è un semplice rito, che si regge sulla bugia?
Non guasterebbe un gesto o almeno un sentimento di riconoscenza. E soltanto dopo, se è necessario, criticarli non dietro le spalle, ma avvertirli in faccia.
Non siamo abituati alla cooperazione e alla condivisione, forse perché, troppo stimolati al dovere, esigiamo solo il dovere da parte degli altri.
GCM 24.11.11