HOME

Home > Percorso FRANCESCANI > Articoli 2018 > Strabismo francescano

Strabismo francescano

Strabismo francescano. Lo sto costatando quotidianamente, in questo triste periodo di smantellamento della comunità e del convento-tempio di S. Lorenzo. Se non sto in guardia, ne sono travolto.
I frati che “lasciano” (costretti a lasciare in adorazione del concetto di obbedienza – agli uomini o a Dio?) sono famelici di possesso. Tanto poveri da voler possedere, portando via tutte le cose belle (quadri, pianete, ostensori, ecc.) che sono in chiesa o in convento, declamando che le cose sono di loro proprietà. S. Francesco avvertiva i frati che nulla è in loro possesso, ma la gente offre alla chiesa e al convento degli oggetti perché di essi i frati si servano, ma non se ne impadroniscano. L'occhio strabico di chi crede di essere “padrone”. Lo costato ogni giorno.
Però noto nei francescani che dovrebbero subentrare  uno strabismo opposto: un certo tipo di “povertà”. S. Francesco non aveva sposato la povertà (me lo perdonino Dante e molti scrittori su Francesco). La povertà, -  se noi la “impersoniamo”- è una semplice astrazione, che la interpretiamo come più ci garba. Francesco ha scelto i poveri, di stare con loro, di unire la vita con la loro vita. Francesco ha scelto i poveri (carne, ossa, stracci), non la Madonna Povertà. E se questa ha abbracciato, l'ha abbracciata nel povero.
Oggi la povertà non sta solo nei cenci, ma nelle malattie, nell'ignoranza, nei diseredati. Madre Teresa ce lo indica. Francesco viveva con la gente, per abbracciare i poveri. Francesco ha evitato i monasteri per scegliere la città. Temo che i nuovi inquilini evitino la gente per creare una “stretta clausura” (come essi dicono).
27.06.17