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Re Travicello

Noto un modo di procedere riguardo alle novità, nell’ambiente ecclesiastico (solo in quello?).

L’ultimo arrivato, se è investito di “autorità” (autorità non ha un facile matrimonio con l’autorevolezza). Vuol portare delle eventuali innovazioni.

Si tratta di tatto e di intelligenza. Colui che è scarso in questi due settori psichici, tende (solo tende?) a cancellare l’esistente per imporre il nuovo.

Serve notare che quel nuovo era spesso vissuto vecchio da un’altra parte. C’è una pretensione di applicare il metodo baconiano, molto usato anche in psicoanalisi, di una parte “destruens” prima di incominciare quella costruttiva. Si resta in un periodo di sospensione, spesso malcelata, che scontenta l’ambiente consueto.

 Chi supera la scarsità di tatto e di intelligenza, ha la semplice avvertenza di studiare l’ambiente (come fa ogni contadino di buon senso, per non seminare grano sulla roccia, tanto per ricordare la parabola evangelica). Dopo aver studiato l’ambiente, affianca il nuovo al vecchio. Se il nuovo è valido, si fa strada da solo. Meglio è se il nuovo si innesta (ancora… nei campi!) nel vecchio ancora esistente, esso prende vigore dal vecchio, lo esalta e lo completa.

Purtroppo, nella mia vita, ho dovuto constatare come nei conventi e nelle diocesi, quel tatto e quell’intelligenza, di cui sopra, non sempre fanno brillare la loro presenza.

Così si distrugge sicuramente l’esistene (come osservava Rogers riguardo a Freud), ma le novità nascono asfittiche se non abortive.

06.05.18