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L’esilio non esilia Dio

Quando si prende una decisione dolorosa, i motivi addotti in prima battuta, difficilmente sono quelli veri. La chiarezza dei motivi emerge col tempo, ossia con ciò “che verrà”. Così sta avvenendo con lo scioglimento della comunità francescana conventuale del tempio di San Lorenzo a Vicenza.
I motivi sbandierati: la matematica della diminuzione del numero dei frati. Poi già sta accadendo qualche cosa: la soppressione delle messe, l’accantonamento dell’Eucarestia, l’allontanamento della gente dalla vita dei frati. Con l’inverno se ne videro di altre.
L’Eucarestia moltiplicata dava fastidio, la vita culturale e di spiritualità non garbava, ecc. e allora si sopprime un intero gruppo.
E quelle persone che soffrono per la nuova situazione? “Hanno tutta la nostra comprensione!”. Forse avrebbero temuto la comprensione per la situazione che non reca dolore. O comunque una comprensione anticipata e non posticipata.
È utile piangere sul latte versato?
Queste sono le parole della lettera, che il profeta Geremia inviò al resto degli anziani deportati, ai sacerdoti, ecc.: “Così dice il Signore: costruite case e abitatele; piantate giardini e mangiatene i frutti; prendete mogli e generate figli e figlie… cercate la pace della città dove vi ho deportato (!) e pregate per essa il Signore, poiché attraverso il suo benessere verrà anche a voi benessere… Io conosco i piani che sto progettando sul vostro conto, oracolo del Signore: piani di pace e non di sventura, per darvi un futuro pieno di speranza…”. (Confronta Geremia 29 e ss, passim).
21.10.17