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Accoglienza

Mi viene da sorridere, nel leggere queste righe della prima regola di S. Francesco: “E chiunque verrà da essi, amico o nemico, ladro o brigante, sia ricevuto con bontà (FF 26). Perché sorrido? Perché costato la differenza tra le parole di Francesco e l'agire di quelli che si dichiarano francescani (Frati Minori del Vangelo) e rifiutano di accogliermi, non nella loro fraternità, ma nel loro futuro stabile (che fino a ora è stato occupato anche da me). Se mi accogliessero, io turberei la loro “clausura”. Insomma sono diventato, qui dove da 50 anni io abito, un elemento conturbante... più di un ladro o di un brigante, qualità queste alle quali devo abituarmi, evidentemente dopo un lungo tirocinio.
Al di là del sorriso, sentiamo la difficoltà nella quale si è entrati, proprio quando pretendiamo di essere gli autentici francescani, fuori dagli alvei consueti. Quando pretendiamo di essere “più osservanti” degli altri, e li reputiamo indegni di noi, cadiamo nella preghiera del fariseo: io sono, io valgo; questo pubblicano reietto va condannato e scartato.
Eppure – ecco la consolazione autentica – quel pubblicano emarginato, è giustificato da Dio.
Talvolta il Padre permette che noi siamo rifiutati, perché possiamo toccare con mano e con il cuore, quanto gli siamo cari. C'è una categoria peggiore dei ladri e dei briganti, ed è quella dei poveri frati, sbattuti fuori della loro casa.
Eppure qui può annidarsi la “perfetta letizia”, quella che si percepisce, quando “l'unico mio bene è Dio”. Quel Dio che si traduce nelle persone che ci vogliono bene.
01.07.17