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Sofferenza e speranza


       Quando una persona soffre, perché altri le hanno provocato sofferenza, spesso inutile, Dio sta con chi soffre o con chi fa soffrire?

Sta con tutti e due: con uno per consolare, con l’altro per sollecitare la sua conversione.

Quando una persona esercita un potere, spesso, nella sua pochezza, non sa trovare soluzioni alternative al causare sofferenza. Eppure non c’è situazione, che non abbia soluzioni alternative. Forse non ci sono alternative alla guerra?

Certi errori (almeno di prospettiva) sono patenti e marchiani. Gli errori visibili, agli occhi di molti, possono essere affrontati sotto due prospettive: la condanna, talvolta feroce; e la convinzione che ogni errore può essere corretto.

La condanna può raggiungere l’estremo della pena di morte, o il quasi estremo dell’ergastolo. O della morte psichica e morale: quante vite, anche di frati, abbreviate a causa delle sofferenze inflitte. Certamente sulla coscienza delle autorità ecclesiastiche, ci sono almeno tutte le sentenze capitali dell’Inquisizione.

La condanna è dettata dalla disperazione. La speranza invece vede oltre l’errore: la possibilità di una correzione dell’errore. Pessimismo l’una, ottimismo l’altra.

Non un ottimismo incosciente e fatuo, ma l’ottimismo cristiano, quello che lucida la propria fiducia con la preghiera. Dio sa cavare il bene dal male, perché a lui tutto è possibile.

Quell’ottimismo orante, che nel Vangelo troviamo, quando vediamo le persone che pregano Gesù.

03.10.16