All’inizio del secolo scorso non era reputato degno della qualità di intellettuale, chi non si diceva positivista e liberale .
Poi non era intellettuale serio chi non aderiva al dogma fascista. Appena terminata la guerra, l’intellettualista e l’intellighentia, doveva essere marcata marxista. Oggi non è un intellettuale autentico se non è laico o laicista o antiomofobo.
L’intellettuale degno di tale nome, deve essere uno che si adegua alla moda del momento.
Sembra che l’intelletto non debba servire a cercare la verità, ma seguire la moda . Quante intelligenze sprecate!
Il problema, però, resta sempre quello di Pilato : “Che cosa è la verità?”.
La verità una volta raggiunta almeno illusoriamente, è quella che dice la parola “finalmente fine!”, o quella che dice “ fino ad ora siamo arrivati qui!”.
Quando penso alle scoperte della fisica, mi viene in mente quel “finalmente” nella scoperta dell’atomo, come mi insegnavano al liceo. E poi nuove scoperte e nuove ipotesi a valanga.
E la verità riferita a Gesù? A quel Gesù che dice “Io sono la verità”?
Essa è un finalmente o un ancora? E’ stabile e definita, oppure è aperta all’infinito di Dio?
Potrà mai esaurirsi in questa terra la verità di Gesù, ossia il Gesù verità?
Gesù è sottoposto alla moda di ricorrenti maestri di pensiero? Gesù sfugge alla moda, per seguire una sua logica eterna in sé, e scoperta gradualmente nel tempo. Egli unisce in sé l’eterno della verità stabile di Dio, con il progressivo svelamento ( non mutazione ) della stessa verità.
Quel progressivo svelamento, che porta alla verità tutta intera, e che è affidato alla chiesa dei credenti in lui.
26 luglio 2013