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L’orgoglio degli umili

Il Vangelo della messa nel giorno dell’Assunzione della Vergine Maria, madre di Gesù e madre di tutto Gesù, Chiesa e noi, ci presenta la grande esplosione di preghiera riconoscente, che è il Magnificat.

Maria riconosce la propria pochezza: Dio ha guardato la bassezza della sua serva. Questo pone Maria in una condizione di inferiorità paralizzata? Tutt’altro. Il canto di Maria è imperniato sulla grandezza e sull’onnipotenza di Dio, che l’ha vorticosamente attraversata. Il canto è un inno alla grandezza di Dio, che rende grandi le cose e le persone piccole. È la coscienza di quanto diventa grande una persona piccola, se Dio la inonda di sé.

Esiste l’orgoglio sublime degli umili. Orgoglio che non si basa sull’esaltazione delle proprie capacità, ma su quanto Dio opera in noi, e operando ci esalta.

I salmi sono imbottiti di questo orgoglio “per il nostro Dio, più grande e più potente degli dei delle nazioni”. Questo orgoglio per Dio, non ci esalta follemente, ma ci entusiasma “per Lui” e, per riflesso, per noi, suoi figli.

Maria ci indica la strada per vivere l’orgoglio autentico degli “umili”. Ci insegna a non aver timore dell’esaltazione, spesso intesa quale offesa alla “nostra umiltà virtuosa”, ma esser aperti all’esaltazione stessa, che viene da quel Padre, che umilia i superbi ed esalta gli umili.

Maria, un’umile toccata da Dio, che scorge entusiasta come “d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”. “Vedano le opere vostre buone e glorifichino il Padre”.

15.08.18