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Mia pace

Gesù distingue categoricamente la sua pace dalla pace del mondo.

Il mondo di allora aveva molte paci. Quella romana: pax romana, che era anche riferita a una divinità, tant’è vero che a Roma c’era anche un’ara pacis, l’altare della pace. La pace romana consisteva nell’acquietare le popolazioni e gli stati sottomessi dal conquistatore romano. Una pace quindi imposta dagli eserciti.

Esisteva anche la “shalom” ebraica, che mirava a un benessere sociale e materiale, a un progressivo star bene, per il popolo o per i singoli. Soprattutto, ai tempi di Gesù, gli Ebrei miravano a una liberazione dal potere romano. Liberarsi dalla declamata pax romana. Evidentemente due paci in conflitto, due paci, che si facevano guerra.

Arriva Gesù e parla della “mia pace”, data non come la dà il mondo. Una pace, quindi, di origine diversa e nuova.

Una pace che si attua soprattutto dopo la Risurrezione di Gesù. La pace donata da quel Gesù, che dona lo Spirito Santo e consegna agli Apostoli la facoltà di rimettere il peccato.

La pace più importante, perché concilia l’uomo con Dio, con se stesso e con gli altri. Riuscire a conciliare tutti non può essere nelle mani degli uomini, ma solo nelle mani di Colui che penetra il cuore di tutti.

Gesù questo lo sa, e perciò sa anche che il sapore della sua pace è molto diverso dai sapori delle altre paci. Sa che soltanto nello Spirito Santo si può attuare la pace del Dio della pace.

GCM 30.04.13