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Gusto della libertà

Cristo vi ha liberati, affinché rimaniate liberi, senza sottomettervi alle leggi e alle usanze dei gruppi religiosi.

Spesso il popolo d’Israele, redento da Dio dalla schiavitù, amava ritornare ad essa. È destino di ogni popolo liberato, stancarsi della libertà, per cercarsi un padrone.

Quando Israele cercò il padrone, desiderando un re, si ebbe Saul. Dio si lamentò con Samuele: “Cercando un re, offendono me!”.

Sottomettersi, senza riflettere (allettati magari dalle televisioni!) a un principe, non è solo privarsi della libertà per avere “panem et circenses”, cibo e divertimento: quest1 continuano a promettere anche gli imbonitori polotici di oggi, di sempre. E la gente non vuol essere libera. questa è sempre un’offesa a Dio. Il padrone allora si vanta del consenso dei propri schiavi, e non s’accorge di creare degli offensori non solo del buon senso, ma dello stesso Dio. Aumentando il consenso al tiranno, si aumenta il peccato in una nazione.

Il bisogno di privarsi della libertà, nasce dal rifuggire alla responsabilità. La sudditanza nasce dalla necessità di non affrontare la responsabilità mantenendo la dipendenza infantile. Finisce che le nazioni più progredite diventano fucine di eterni adolescenti, di grandi bambinoni.

A questo livello la cura è la libertà. Ma soffocata da gran tempo, essa ha perso le dimensioni di se stessa: l’uomo non conosce più la via alla libertà. Come gli Ebrei in Egitto.

C’è necessità di un liberatore, che liberi ed educhi al gusto della libertà, per non smarrirla nuovamente.

Può liberare soltanto chi è la libertà in sé. Ma pochi lo accolgono. Ma chi l’ha accolto, è diventato figlio di Dio, figlio libero del Dio libero. La Risurrezione lo rende libero per sempre. Quindi ci libera in lui.

GCM  28.08.10