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Dopo

Molte persone sono turbate, quando odono la frase “castigo eterno”. Attribuendo a Dio sensazioni che provano loro, si chiedono come possa Dio, Padre amoroso, accettare la dannazione eterna delle persone.

Gesù esplicitamente parla di vita eterna e di fuoco eterno. Paolo scrive che tutti gli uomini e tutte le donne risorgeranno, alcuni per la vita, altri per la condanna.

Condanna per sempre! Sembra che questa prospettiva vada contro il buon senso. Però: buon senso nostro o buon senso di Dio? E chi conosce il buon senso di Dio e ogni cosa, che si riferisce al dopo morte terrena?

Che in base alla nostra vita nel tempo si aprano due prospettive, secondo la direzione che l’uomo ha impresso alla propria vita, è accettabile, è giusto. Ma quando si descrivono le situazioni dell’aldilà, allora tutto diventa fantasia: pietosa, crudele o giusta. Ma soltanto fantasia.

Gesù risorto si presenta agli Apostoli e alle donne, così come lo conoscevano prima della morte. Ma il presentarsi di Gesù, per affermare a delle persone viventi il suo nuovo stato, non poteva essere, se non in piccola parte, secondo la sua nuova esistenza, altrimenti non poteva comunicare con le persone ancora non morte.

Nemmeno Gesù Risorto può descrivere il suo nuovo stato, se non con gesti e con parole comprensibili a dei mortali.

Il dopo (è già molto impreciso parlare del “dopo”), non è conoscibile da noi, ma solamente ammesso per fede. E la fede si basa sulla rivelazione di Gesù e dei profeti, i quali, necessariamente, si guardano dal descrivere il dopo, poiché mancano i termini per una descrizione.

La fede ci assicura la nostra permanenza “dopo” la morte. Ma anche in ciò non ci resta che porci nelle mani del Padre.

GCM  23.05.12