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Povertà serena

Perché il cristiano è sempre sereno? Che cosa gli dà la fede? Nella fede c'è un'illusione oppure c'è una persona? E questa persona quali sicurezze genera? Sicurezze anche nel trascorrere del tempo?

Certamente per vivere la felicità di Gesù, sono richiesti dei capovolgimenti non di poco spessore.

Tutta la società di oggi si fonda sulla ricchezza di denaro: sì, proprio, beati i ricchi, beato chi può cavarsi ogni sfizio, chi può dominare, con la forza o con l'economia, il mondo.

Gesù, per renderci sereni, capovolge brutalmente le cose, ed ha il coraggio di dire: “Beati i poveri!”. Anzi egli afferma che nella povertà è inserito il regno dei cieli, ossia Dio, parafrasato come “Regno dei cieli”. È davvero troppo? Che garanzie ci può dare Gesù, lui che non ha il conto aperto in banca? Insomma in che cosa sta la sua garanzia per andare contro le ricchezze che sono assicurazioni per la vita (anche quando le banche falliscono?).

L'unica garanzia è la sua parola. Ancora parole e non fatti! Lui dice anche parole impossibili, sia come “beati i poveri” sia come “dopo morte io ritornerò ancora vivo!”. Se si è attuata quest'ultima, potrebbe attuarsi anche l'altra? E anche molte altre sue parole?

Però avviene una cosa nuova. Quando ci sorprendiamo poveri, ignoranti, deboli, disprezzati, sentiamo – grazie a quegli strani suggerimenti dello Spirito Santo, che noi usiamo dire “fede” - che proprio nel trovarci poveri sentiamo che nella povertà è seminato Dio. E il cuore esulta.

14.07.18