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Misericordia e sacrificio

Nella messa di stamani (vedere la data in calce, per trovare il giorno esatto), Gesù, il mite e umile di cuore – come si dice – non si lascia mettere i piedi sulla testa.

I farisei criticano i discepoli di Gesù, i quali si presero il lusso di patir fame perfino in giorno di sabato, e per sfamarsi, anziché recarsi in rosticceria, si accontentarono di strappare qualche spiga e di far tacere la fame. Per i farisei le azioni dei discepoli rappresentavano un lavoro, proibito in giorno di festa.

Gesù non si lascia vincere. Difende i suoi, addirittura portando in campo la Bibbia. Pane per focaccia. La bellezza delle parole di Gesù, nelle quali si raggruma la saggezza “divina”, fanno notare che l’uomo non è al servizio della legge sabatica, ma la legge è a servizio dell’uomo. Il figlio dell’uomo (comunque si intenda questa frase) è padrone del sabato.

Il perché è profondo: la misericordia è superiore al sacrificio. La posizione di Gesù è liberante.

Tra le molte cose, in questa frase, noi possiamo collocare anche la domenica cristiana.

La misericordia del Padre la domenica ci chiama a gustare non tanto il “sacrificio” della Messa, ma la misericordia di Dio che si esprime nel parlarci e nell’offrire Gesù. Non precisamente il Gesù sacrificato, ma il Gesù risorto e vivente.
Quando lo Spirito ci colloca nel piano di Dio, incontriamo la misericordia. Quando rasentiamo la terra del dominio dell’uomo, incontriamo il sacrificio.

20.07.18