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Unità mistero

Se la mia vita e quella di Gesù sono la stessa vita, che scorre tra la vite e i tralci, allora siamo sicuri che “senza di lui non possiamo far nulla”.

Reciprocamente, neppure Gesù si stacca da noi, quando opera. Se egli guarisce, se egli ama, se egli salva, noi siamo dentro il suo guarire, il suo amare, il suo salvarci.

Paolo: nulla ci può separare dall'amore di Cristo. Non sempre siamo coscienti di questo “essere in Cristo”, operare nella sua essenza, ossia nel suo “nome”.

La fedeltà a Gesù, è contemporaneamente, fedeltà a noi stessi. La folle pretesa di distaccarci da lui (ecco il nostro peccato), è un distaccarci da noi. Il peccare nostro si colloca sulla linea del tentato suicidio.

Però piuttosto che fermarci sul morire, è esaltante abbandonarci a questo vivere di Gesù, vivere Gesù.

Meditare in questi termini, non è un'arida astrazione, ma è realtà.

Noi non siamo i religiosi del libro, come ci definisce il Corano: noi siamo semplicemente i “consanguinei” di Cristo. Non dipendiamo dalle parole – per quanto belle – di un libro, ma da una persona sempre viva che ci fa vivere continuamente, sempre!

Il nostro cuore arde – come accadde ai discepoli di Emmaus – perché se lui ci parla, lui arde dentro di noi. L'inabitazione di Gesù in noi – come la mistica ci dice – non è un altro dentro di noi, ma è lui-noi in un'unica azione. Non è un semplice inquilino nel mio appartamento, ma lui-me vibranti assieme. Due con un unico cuore. Se poi ricordiamo che l'unico Gesù è il Gesù cuore di tutti i credenti, il cuore si apre al mondo.

03.05.15