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La sapienza attiva

La sapienza, come ripete il Qohelet, è diffusa nel mondo, lo regge, lo trasforma. La sapienza è diffusa nel cuore di ogni uomo e di ogni cultura e religione. Se l’uomo e l’umanità perseverano è perché sono pregne di saggezza. Essa è espressa, pur in modi diversi, da tutti i fondatori di religione e dai pionieri delle scuole filosofiche.

Perciò è ovvio che una base condivisa di indicazioni, le quali aiutano l’uomo a non perdere la felicità del vivere… e perfino del morire, sia presente in ogni manifestazione di pensiero e di comportamento. Tutto tende ad acquistare una felicità, seppure essa sia declinata e configurata in modalità diverse, talvolta contradditorie.

La sapienza del Qohelet non differisce molto dalla sapienza degli Egiziani, di Buddha, di Zaratustra, Lao Tze, Epitteto, ecc.. Gesù stesso condivide molto della sapienza corrente. Ovviamente lui, che come Verbo creò gli uomini, come uomo assunse ciò che aveva creato.
Assunse e completò. Gesù dona alle persone la completezza, fino all’ultima completezza, quella della spiritualizzazione della carne – per esprimerci con S. Paolo – con la nostra risurrezione finale.

Conoscendo e dominando il nostro essere umano, Gesù dà alla saggezza la direzione giusta. Rettifica e completa le deficienze di ogni sapienza umana, perché la sua parola è Parola sicura. “Io vi dico”: sembra una pretesa ed è un affettuoso aiuto a usare correttamente la vita.

Perché la saggezza di Gesù è sicura? Perché è solida la sua parola. Lui è l’unico dei sapienti, che fa quanto dice. I sapienti danno consigli, che altri devono realizzare. In Gesù la Parola è creativa: “Io ti dico: ‘Vedi’” e il cieco vede.

 25.10.15