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Imitare Gesù

Circolava il libro titolato: “Imitazione di Cristo”. Sembrava che fosse così autorevole da soppiantare i Vangeli. Ricordo di un sacerdote anziano, che sapeva citare bene l’Imitazione di Cristo, e meno bene i testi evangelici.

In quel libro, ricco di spiritualità, trovavamo tante indicazioni che corrispondevano alla vecchia modalità della scuola renana. Perciò si attribuiva all’imitazione di Cristo, quanto l’ascetica di uomini, sebbene retti e buoni, aveva scoperto. Però era un imitare Cristo, oppure il conformarsi, corretto e impegnato, a un pensiero umano, per quanto di spiccato valore?

Imitare Gesù, secondo il Vangelo, prima di tutto è assorbire il suo spirito, come si rileva dalle parole e dai fatti del Vangelo. Imitare Gesù è, prima di tutto assorbire la sua “atmosfera” e non subito le sue azioni, anche perché Gesù ebbe la “sua” vita, di allora e ben circostanziata, la quale non è la “nostra” vita di oggi.

Mi viene da sorridere, quando nei libri liturgici, quando si prega un santo, si dichiara che dobbiamo imitare le sue virtù. Penso al noviziato, quando si leggeva la vita di dieci santi, e si era incitati a imitare dieci virtù!

Per fortuna, imitare Gesù, è accogliere la sua direttiva unica: fare la volontà del Padre. Per Gesù la volontà del Padre fu essere se stesso e compiere la missione per la quale era diventato uomo. Era quindi uno sfoderare da se stesso, nella preghiera, nell’unirsi allo Spirito, ciò che era già seminato in lui. Anche per noi compiere la volontà del Padre, è prima di tutto essere noi stessi, a cominciare dall’essere femmina e maschio.

 08.04.16