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Amore e decalogo

Dio “comanda”? Dio non è né un generale, né il Presidente della Repubblica. Dio infatti non comanda, ma indirizza, essendo lui il pastore del gregge. Quando Giovanni 23 indisse il grande Concilio Vaticano II, indicò l’indole del Concilio come “concilio pastorale”. Di fatto il Concilio non emanò leggi, ma indirizzi, fornendo anche i motivi degli indirizzi stessi.

Ma i “comandamenti” (le dieci parole, ossia decalogo) obbligano come leggi insuperabili, capaci da se stesse di salvare? Oppure sono ordini di Dio, nella preparazione alla venuta di Gesù? Sono indicazioni di un percorso verso la “patria”. Infatti essi sono imposti a un popolo orante nel deserto, che in quelle dieci parole, doveva costruire la propria coesione, la propria energia nel cammino e attraverso il deserto, e verso la venuta del Messia. Il Decalogo è una indicazione molto importante, ma non ultimale. Gesù relativizza (non abolisce) le dieci parole: “Vi fu detto, però io vi dico”. Dove il “dire”, può includere il senso di “comandare”.

Il superamento della “legge”, della quale il Decalogo è la “polpa” così è affermato da S. Paolo, nella Lettera agli Efesini (2, 14-16): “…annullando nella sua [di Gesù] carne l’inimicizia, questa legge dei comandamenti con le sue prescrizioni, per formare in se stesso, dei due popoli un solo uomo nuovo… “.

Il decalogo è superato, non abolito. Ma essendo superato da Gesù, che è la massima manifestazione dell’amore del Padre, esso diventa manifestazione di amore. L’amore vero non costringe, ma stimola, allettando, come sa fare chi davvero ama.

08.03.15