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Il piccolo nel regno

Il più piccolo nel regno dei cieli è più grande (meìzon)  del grande Giovanni.

Di quale misura si tratta? Il più e il meno si riferiscono, ovviamente, a misure. Il regno dei cieli, patisce le stesse misure e i numeri di questo povero e magnifico mondo , creato dal senso estetico, dall’ingegneria e dalla bontà di Dio? Un mondo incompleto, ballerino, eppure già bello?

Nel regno dei cieli, ossia in Dio, esistono forse due categorie, lui-Dio e noi. E davanti a lui tutti noi siamo piccoli, così piccoli che più piccoli non si può. Ai piccoli Gesù annuncia la gioia del Vangelo. E soltanto chi è piccolo la accoglie contento, perché ha costatato che in essa si raccoglie il tesoro di Dio.

Se si istituisce un raffronto, esso non è all’interno del regno, con buona pace di Dante e dei suoi cerchi, ma tra Giovanni (in quel momento ancora esterno al regno) e chi è interno al regno, per entrare nel quale si è contratto, perché la porta è stretta.

Non vale neppure il chiederci: ”quanto sono piccolo?”. E’ meglio semplicemente chiederci: “sono piccolo?.

Appena immaginata questa domanda, si assiepano alla coscienza le nostre ambizioni, le pretensioni, l’insofferenza della presenza e dei successi altrui, la costruzione della coscienza del mio valore… per dirmi che non sono piccolo.

Però la vera misura della  nostra piccolezza è semplicemente in Gesù: ascolto o no la sua parola? Pur con i miei propositi di ambizione e di rivalsa (brutte bestie, che l’amore di Dio può vincere) io ascolto volentieri la parola di Dio? La cerco? Ne sento la nostalgia? Allora mi accorgo che la mia piccolezza non sta nel vincere i miei vizi, ma principalmente nell’ascolto… e la serenità si affaccia.

GCM 12.12.13