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Catene e libertà
 

A chi scioglierete i peccati saranno sciolti, a chi non li scioglierete resteranno incatenati.

Questa frase pronunciata da Gesù dopo la resurrezione, diventa più comprensibile, se noi l’avviciniamo a un’altra sua frase: “Chi pecca è schiavo del peccato!”. Ossia si sottomette al peccato e il peccato si pone sopra di lui e lo domina. Anche Paolo accenna alla schiavitù del peccato.

Molti di noi ricorrono al peccato per affermare la propria libertà. Anche correnti di pensiero, e in politica, proclamano azione “libertaria” ogni peccato: aborti, divorzi, libertà (!) sessuali senza limiti, eutanasia...ecc. sono emblemi di una libertà che rende schiavi.

La Chiesa di Gesù è adibita a liberare dal peccato. Perfino quando si serve di ministri peccatori per trasmettere il perdono di Dio, che scioglie dal peccato.

La mentalità cosiddetta libertaria, che dichiara lecito il peccato, sta rendendo schiava la nazione, quasi istupidendola, perché  proclama il superamento dei limiti come conquista e liberazione. Ormai, con disinvoltura, il peccato che schiavizza, sta trasformando in vasta prigione la nostra povera Italia.

Questo, secondo il pensiero di Gesù, ma evidentemente in contrasto con le dottrine di molti “maestri di pensiero” e, purtroppo, di tutti quegli “scolari di pensiero” che si credono maestri superiori all’unico Maestro, come si legge nel Vangelo.

La corsa alla schiavitù è stata aperta da molti cristiani, che scambiano per progresso anche i cambiamenti di costume bruttati dal peccato.

Lo stesso che dona la facoltà di sciogliere dal peccato, indica la tecnica liberante: la verità vi farà liberi.

GCM 07.04.13