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Profeta: immediatezza

      Per paura di quel cannibale di Erode, Gesù se la svigna. Ma la paura e la fuga non arrestano la sua opera. La grandezza del suo carattere lo matura tanto, da  ambientarsi presto nel nuovo stato, e da compiere tutto il bene, che gli è possibile.

       Gesù non smette mai di essere Gesù, solamente è lesto nell’adattarsi alle nuove  circostanze.

       Scappato in Galilea, per timore di Erode (gli Erodi fan tutti spavento, infatti sono potenti), Gesù  comincia subito il suo lavoro di profeta. Un lavoro non facile, perché i pretesi intelligenti (e intellighenzia non si è mai eclissata dal mondo)  si trovano ovunque e si danno da fare per ostacolare le verità più semplici.

       Gesù, profeta, è per la semplicità. Gli intelligenti e i dotti sono sempre per la complessità e la difficoltà applicata alle cose più  ovvie. Mai dire “acqua”, ma solo “acca due o”.

       Gesù parla di cose tanto belle e tanto ovvie che la povera gente finalmente capisce. Il pregio del profeta (e dei predicatori?) è quello non di farsi capire (questo è compito degli oratori!), ma di far apprendere Dio e la vita.

       Forse oggi la gente evita i predicatori, non solo perché sono noiosi, ma perché non sono così limpidi da far trasparire Dio. Troppo amanti della teologia (sebbene la teologia è una bella cosa), ma poco trasmettitori del Vangelo.

       La teologia è una bella cosa; è come amare troppo una bella donna: si perde la ragione.

       Gesù, profeta è anche maestro. Annuncia e insegna. Presenta Dio con semplicità e indica  alla gente come si fa ad amarlo. E si sa che solo chi ama il prossimo che vede, sa come amare Dio che non si vede.

       GCM  07.01.12