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Mangiare

Una delle azioni compiute da Gesù, dopo essere risorto, per confermare ai discepoli la propria realtà e la sicurezza di fede in lui risorto, fu il mangiare con loro.

Luca scrive che Gesù mangiò un pesce arrostito. Giovanni ci presenta Gesù che, sulla riva, prepara la colazione per i suoi, stanchi per la nottata  di pesca infruttuosa.

Pietro, in uno dei discorsi riferito da Luca nella storia degli Apostoli, afferma: “Dio l’ha risuscitato il terzo giorno e volle che si manifestasse non a tutto il popolo, ma a testimoni scelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo che lui è risorto dai morti”. (At 10, 41)

I due discepoli di Emmaus riconoscono Gesù a tavola, quando spezza il pane.

Gesù accetta e valorizza lo stare a tavola. Sta a tavola quando perdona alla peccatrice, che piange ai suoi piedi.

E poi allestisce una tavola campestre, un picnic per cinquemila.

Insomma, molti suoi segni sono connessi con il mangiare.

Egli unisce l’ascolto con il mangiare. Nella Messa, che dovrebbe esser un banchetto, unisce alla voce della comunità cristiana, che è espressa dal presidente presbitero, il suo ripresentarsi alla nostra fede, la sua presenza nella Chiesa. Pane, vino e parola sono necessari all’Eucarestia.

Il pane riceve la sua qualità di presenza di Gesù, tramite la parola della santificazione.

Come si vede, il mangiare è tanto necessario all’operare la nostra salvezza, che Gesù se ne serve proprio per trasmettere la vita eterna.

L’atteggiamento nostro con il cibo, non può ridursi al cibo, che potrebbe anche allentare il nostro contatto con Dio, ma deve vedere nel mangiare una qualche sacralità.

GCM 22.04.12